Onorevoli Colleghi! - Il suolo, insieme ad aria e acqua, rappresenta uno degli elementi fondamentali dell'ambiente in cui viviamo. Malgrado questo, la legislazione del nostro Paese, che sulla protezione delle acque e sulla salvaguardia della salubrità dell'aria che respiriamo è al passo con quelle di altri Paesi europei avanzati, rispetto al suolo paga un ritardo molto grave.
      Nella legislazione italiana, infatti, quando si parla di «difesa del suolo», tutto si intende tranne che la protezione del suolo propriamente detto. Si parla di difesa dal dissesto idrogeologico, difesa del territorio, del paesaggio e delle infrastrutture, difesa delle acque e del loro corretto deflusso. In realtà il suolo come «elemento naturale che assicura funzioni chiave a livello ambientale, produttivo, sociale ed economico» non viene in alcun modo considerato.
      Il suolo, nella presente proposta di legge, viene definito nei seguenti termini: «strato superiore della crosta terrestre, formato da particelle minerali, materia organica, acqua, aria e organismi viventi. Il suolo è una risorsa soggetta a rapido degrado e a processi di formazione estremamente lenti. Le sue funzioni sono: la produzione di alimenti e di altre biomasse; il magazzinaggio e la trasformazione di minerali, materia organica, acqua, energia e sostanze chimiche; il filtraggio delle acque. Il suolo rappresenta la piattaforma dell'attività umana, oltre a costituire l'habitat di numerosi organismi e ad essere fonte di materie prime».
      In sostanza, il suolo deve essere considerato una risorsa in larga misura non rinnovabile (se non in tempi che superano quelli della vita di un uomo), che nel corso degli ultimi decenni è stato sottoposto ad un crescente numero di pressioni e ad un aumento della intensità dello sfruttamento. Per questo motivo l'importanza della «protezione del suolo» è stata riconosciuta a livello internazionale al Vertice

 

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di Rio de Janeiro, nel quale i Paesi partecipanti hanno concordemente adottato una serie di dichiarazioni fondamentali sul tema.
      Ma lo stimolo maggiore in questo senso viene dalla Commissione europea. Infatti, dopo anni di studio e di riflessioni su come affrontare questi problemi, con un ritardo di qualche anno, nel settembre del 2006 è stata finalmente adottata la «Strategia tematica per la protezione del suolo» (Bruxelles, 22 settembre 2006, COM(2006)231) che contiene anche una proposta di direttiva quadro in fase di approvazione.
      Tale corposo documento, che il Commissario europeo Dimas ha dichiarato essere un programma di lavoro per i prossimi 30-50 anni, individua le otto principali minacce che incombono sul suolo e le linee di azione che ciascun Paese membro deve porre in essere per mitigare gli effetti di tali minacce.
      Le principali minacce per il suolo sono individuate nelle seguenti: erosione, diminuzione della materia organica, contaminazione locale e diffusa, impermeabilizzazione, compattazione, diminuzione della biodiversità, salinizzazione, inondazioni e smottamenti.
      La presente proposta di legge ha lo scopo di portare avanti l'impegno politico per la protezione del suolo nel nostro Paese, seguendo il più possibile le indicazioni che vengono fornite dai documenti europei. Per questo motivo nel testo sono esplicitamente inserite le minacce suddette e per ciascuna di esse viene proposto un percorso legislativo da svolgere regione per regione, nell'ambito però di indicazioni metodologiche nazionali (contenute in appositi allegati per ciascuna delle minacce) che consentono un'uniformità della intensità delle azioni e dei rimedi proposti.
      È infatti a livello regionale che meglio si possono definire le «aree a rischio» previste nella direttiva europea e i «programmi d'azione» per ridurre gli effetti di ciascuna delle minacce. Il nostro Paese, che è soggetto a tutte le minacce individuate, ha livelli di rischio molto differenti da zona a zona: a titolo di esempio, si sottolinea come in alcune aree la salinizzazione è un problema assai rilevante, mentre in alcune regioni questa minaccia sostanzialmente non esiste; si consideri inoltre come ulteriore elemento la specificità delle aree meridionali e insulari, nelle quali fenomeni di degrado come l'erosione e la perdita di materia organica possono anche condurre certi territori verso la desertificazione.
      Proprio per dare maggiore forza alle regioni e maggiori capacità di intervento sulle specificità delle problematiche relative ai territori regionali italiani, sulla falsariga di quanto accade in altri Paesi occidentali (a cominciare dagli USA), la proposta di legge prevede l'istituzione di «servizi dei suoli regionali» od «osservatori pedologici regionali». In alcune regioni (per esempio in Veneto) questi servizi sono già attivi e hanno dimostrato l'efficacia della loro azione sia in termini di acquisizione di dati, sia per ciò che concerne la collaborazione con i decisori istituzionali.
      Affinché il suolo possa continuare a svolgere le sue diverse funzioni, è urgente che se ne preservino le condizioni e, dove necessario, si cominci ad impostare azioni di recupero del degrado passato e presente. Troppo spesso - e per troppo tempo - non abbiamo riflettuto adeguatamente sui danni permanenti che abbiamo apportato al suolo. Quando creiamo nuove infrastrutture o costruiamo nuovi edifici o, peggio, capannoni industriali, occupiamo per sempre un suolo che un tempo è stato produttivo. Non si tratta certo di impedire che tali necessari interventi siano realizzate, ma sarebbe il tempo di considerare le potenzialità produttive e protettive dei suoli che vengono impermeabilizzati, magari tentando di preservare i suoli che hanno maggiori capacità produttive e maggiori capacità di protezione nei confronti delle falde sottostanti.
      Allo stesso modo, nelle attività agricole e forestali è troppo poco diffusa la consapevolezza che pratiche che non salvaguardano i suoli dall'erosione sono la premessa per una perdita certa di fertilità,
 

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di materia organica e di capacità produttive, a scapito di chi dovrà sfruttare i suoli in futuro; il tutto senza considerare il notevole aumento di rischio delle inondazioni dovuto all'abbondanza di sedimenti nelle acque derivanti dall'erosione dei suoli.
      Un ulteriore accenno merita il tema della contaminazione dei suoli e del necessario monitoraggio. Le attività industriali e agrarie, gli scarichi delle nostre città e dei nostri paesi, quando non vengono previste adeguate opere di mitigazione degli effetti inquinanti o vengono attuate pratiche non corrette o addirittura illegali, provocano contaminazione del suolo e delle acque di falda. I siti contaminati nel nostro Paese sono molto numerosi. È necessario al più presto individuarli con precisione e per ciascuno prevedere un piano di bonifica per ricondurre i suoli alle loro iniziali condizioni di produttività e di capacità di attenuazione nei confronti delle sostanze inquinanti. Per questi obiettivi e per il costante controllo delle condizioni dei suoli italiani sono da prevedere sistematici monitoraggi affidati all'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (APAT) e alle Agenzie regionali per la protezione dell'ambiente (ARPA).
      Occorre, infine, sottolineare l'importanza che aumenti e si affermi nel cittadino la consapevolezza della rilevanza del suolo in tutte le attività umane. Per questo motivo le fasi di formazione e di informazione (a tutti i livelli: dai semplici cittadini agli operatori del settore, dagli agricoltori agli industriali, dai costruttori ai politici e in particolare agli amministratori locali) sono centrali per la riuscita degli obiettivi che il testo di legge si pone. In quest'opera continua di formazione e di informazione devono essere coinvolti tutti gli istituti di ricerca, le associazioni e le università che si occupano del tema. Perdere altro tempo significherebbe esclusivamente consentire ai fenomeni di degrado del suolo di proseguire, con il rischio concreto di trovarsi di fronte a situazioni difficilmente reversibili e gestibili.
      Nel predisporre questo testo di legge si è voluto seguire un approccio pragmatico per tentare di adeguare - o meglio di creare - la normativa italiana sulla protezione del suolo. Spero che con altrettanta pragmaticità e con la necessaria tempestività il Parlamento lo approvi, per riportare l'Italia al livello degli altri Paesi europei che da più di un decennio hanno affrontato con serietà questo tema.
 

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